Read the impression of the travel to Addis Abeba, Summer 2014
Era da tempo che sentivo il bisogno di vivere un’esperienza straordinaria in un paese povero.
Un’esperienza tanto straordinaria per me quanto tristemente ordinaria per i bambini e la gente del posto. Un viaggio che mi ha permesso di confrontarmi con la vita dura, con la vita vissuta e non con la vita buttata via o con quella virtualizzata che tanto caratterizza la nostra società.
Il mio primo pensiero appena arrivato a Bole, nella periferia di Addis Abeba, è stato: “e adesso che faccio?”, ma dopo poco tempo avevo capito l’inutilità della mia domanda: la semplicità delle suore e l’allegria dei bambini della scuola furono per me due fattori straordinari che mi hanno permesso di vivere intensamente questa esperienza.
Come era facile aspettarsi, la povertà era il sentimento che ci accompagnava quotidianamente in ogni luogo e in ogni momento: era presente in ogni casa, in ogni bar, in ogni hotel, nei campetti da calcio, in cima ad una montagna o a lato delle strade ed era sempre presente negli occhi dei bambini; ma in vita mia non ho mai conosciuto gente più ricca. Soprattutto i bambini sono fantastici, senza nessun tipo di pregiudizio, senza nessun odio ma solo con una gran voglia di imparare. Non vedevano l’ora che tu dicessi o facessi qualcosa: che sia organizzare le squadre per la partita a calcio o fare una lezione sui pianeti, non importa, quello che contava era stare assieme e loro ci mettevano sempre il massimo dell’impegno e dell’entusiasmo.
A volte ti sentivi senza energia, come se ti avessero prosciugato la tua dose giornaliera di affetto ed era una sensazione bellissima, ti fa capire come in fondo basterebbe poco per rendere il mondo un posto migliore.
Le giornate scorrevano via veloce, c’era sempre qualcosa da fare, durante il giorno stavamo a scuola e qualche volta si andava in giro a bere qualche ottimo succo di frutta o a cercare un Internet Point, bisognava trovare il tempo anche per organizzare la giornata seguente: che lezione fare, attività di disegno piuttosto che di ballo, organizzare una partita a calcio o un percorso ad ostacoli,… insomma la cosa importante era riuscire ad insegnare e trasmettere qualcosa a quei fantastici bambini.
Il weekend era più dedicato a noi (anche perché non c’erano le lezioni) e qualche volta prendevamo dei voli interni per visitare affascinanti luoghi e costruzioni tipiche dell’Etiopia, anche in questi viaggi abbiamo vissuto molte emozioni, conosciuto gente di diverse nazionalità con cui passavamo intere giornate a visitare una triste ma affascinante realtà. Specialmente in queste giornate si aveva a che fare con un estrema povertà, in alcuni momenti si faceva fatica a tirare fuori il telefonino per fare una foto, sembrava quasi una mancanza di rispetto verso chi non ha nulla, ma appena capiscono che non sei lì come un semplice turista e che hai un grande rispetto per tutto ciò che ti circonda, l’ambiente diventa meravigliosamente amichevole.
Dopo qualche giorno la gente ci riconosceva già come i volontari della Scuola e ci salutavano; una sera uscimmo in un bar poco distante dalla scuola e passammo una splendida serata a giocare a briscola con il proprietario del posto che non parlava una parola di inglese, ma ci capivamo perfettamente: era un atmosfera estremamente semplice ma quella è stata una delle più belle serata che abbia mai passato.
Di esperienza da raccontare ce ne sarebbero parecchie, come quando abbiamo dato da mangiare alle iene, o quando siamo andati a visitare le stupende chiese nella roccia di Lalibela o anche quando siamo andati a cena in un bellissimo locale con cibi e danze tipiche del luogo, ma l’unico consiglio che posso dare è che bisogna viverle queste emozioni per capire veramente quanto l’uomo possa essere grandioso nella sua semplicità.
Infine un ricordo all’ultima giornata, alla giornata più triste ma anche la più felice, come dicevo ai bambini che venivano da me piangendo. Una giornata che ti lascia il cuore pieno d’amore, pieno di speranza che questi bambini un giorno potranno avere una vita senza sofferenze.
Lasci una scuola fatta di persone fantastiche che dedicano la loro vita agli altri e questa è la cosa più straordinaria di questo viaggio.
The travel of Giada and Giulia
Read their impression of the travel to the school of Bole Bulbula.